Monday 24 April 2023

Il Faro, la mia rinascita lavorativa (e non solo)

Un Faro è la luce nel buio, il punto di riferimento per naviganti in difficoltà, la speranza di un attracco sicuro nella tempesta...*

Queste sono le immagini che l'idea di faro evoca. È stata una delle prime "tecnologie" che l'uomo ha messo a disposizione di se stesso per trovare la via sicura verso casa.

Mai avrei pensato che queste immagini sarebbero diventate realtà per me.


Non lavoravo regolarmente più da diversi anni, e da quando mamma aveva cominciato a soffrire di attacchi di panico, non uscivo quasi mai di casa, se non per poche ore; poi, dopo il suo ictus le mie necessità (di qualunque genere fossero) sono state messe da parte.

E oltre a perdere la mia routine, mi sono ritrovata, pian piano, ad accantonare, e poi a mettere in dubbio, la mia capacità di fare qualsiasi cosa.


Quando mamma è stata ammessa definitivamente in casa di riposo, ho potuto cercare e (in parte) ritrovare quelle routine, ma senza più sostentamento economico. 

Così ho cominciato a tappezzare di curriculum alberghi e agenzie di Bibione: fare le pulizie era sicuramente la cosa che avevo fatto di più negli ultimi anni, e in stagione il personale delle pulizie è sempre carente nei luoghi di villeggiatura. 

Non sono però stati i curriculum sparsi in giro a dar frutti...


Era un venerdì dell'aprile 2022...


Sono iscritta al Centro per l'impiego di Portogruaro dal 2017, quando avevo chiuso la partita IVA mettendo fine all'ultratrentennale carriera di elaborazioni grafiche per la stampa. Avevo da poco aggiornato il mio curriculum online, ma con poche speranze, visto che tecnologie e abilità mi avevano di gran lunga superato.

Poi, una telefonata.

Era il Centro per l'impiego: una ditta di Portogruaro cercava qualcuno con conoscenza delle lingue per fare la custode del Faro di Bibione, avevano fretta e se ero interessata avrei fatto il colloquio il giorno dopo, sabato.

Mi sentii frastornata, tanto da non essere sicura di quale tipo di lavoro mi stavano offrendo, ma risposi di sì e il sabato ottenni il lavoro, nonostante sapessi solo pochissime parole di tedesco ( Guten Tag, Danke, Tschüss...) e non avessi mai fatto tour turistici guidati.


Ma tutta la mia esperienza di accoglienza delle persone (alle convention), il mio (breve) curriculum scolastico a indirizzo nautico e il mio inglese a livello alto, mi avevano fatto assumere. O meglio, mi avevano assicurato una giornata di prova.


E così, il 7 maggio 2022 ho oltrepassato per la prima volta da "impiegata" il cancello del Faro di Bibione, che fino a quel momento era stato un vago punto di riferimento nel mio poco girovagare nei dintorni.


Subito mi sono sentita a casa. Ho percepito una sensazione di "appartenenza", quella sensazione che ti fa capire che sei nel posto giusto al momento giusto. 

Una sensazione forte che ho provato solo due altre volte nella mia vita.


La prima volta quando scelsi la scuola superiore che volevo frequentare. Non so se è ancora così, ma ai miei tempi in terza media si facevano visite nei vari istituti di zona per "orientare" noi ragazzi alla scelta di come proseguire gli studi. Quando misi piede all'Istituto Nautico Artiglio di Viareggio mi sentii a casa. All'epoca non c'erano molti sbocchi professionali per una ragazza dopo aver preso il diploma nautico (le Armi erano ancora precluse alle donne, quindi niente carriera in Marina o Aeronautica) e il massimo a cui potevo aspirare era fare la segretaria in un'azienda nautica o al porto. Ma durante quella visita decisi che avrei studiato lì, che quella era la "mia" scuola, il resto non aveva importanza.

Una volta diplomata avrei voluto laurearmi in biologia marina e imbarcarmi su una nave oceanografica... non ci riuscii, ma questa è un'altra storia.


La seconda volta che provai la sensazione di "appartenere" a qualcosa fu quando incontrai Alberto, prima ancora di innamorarmi di lui. L'incontro (descritto da lui sull'allora fanzine dello STIC-AL) fu breve, ma intenso e mi mise davanti a una realtà che non immaginavo: un club italiano di Star Trek. In quel momento sentii che appartenevo a quel mondo, che dovevo farne parte. Mi iscrissi al club per intraprendere nella funzione quella carriera da "capitano" che mi era preclusa nella realtà... E il resto è storia!


Tornando a quel 7 maggii, la mia avventura con il Faro era appena cominciata, ma fin dai primi giorni mi sentii così a mio agio che mi sembrava di aver fatto quel lavoro da sempre. 

Un lavoro semplice, che consisteva principalmente nel mantenere pulita la mostra all'interno della struttura del Faro, aprire e chiudere agli orari stabiliti, accendere le apparecchiature, dare il benvenuto ai visitatori fornendo loro informazioni sulla storia centenaria del Faro, su Bibione e i suoi servizi turistici... Una via di mezzo tra una guida turistica e un'addetta al decoro degli ambienti.


Ho legato subito con la mia collega Roberta che faceva il turno di mattina e col mio collega Ricciardo che si occupava dello spazio esterno, come fossimo stati un team da sempre.

Con Annalia, una delle curatrici della mostra, e il suo gruppo di lavoro, ho poi legato in modo particolare, forse perché ho condiviso da subito l'entusiasmo per la storia del Faro e per coloro che vi avevano vissuto.


La cosa più bella che mi ha regalato il lavoro, però, è stata l'occasione per fare un po' di meditazione sulla mia vita, sul mio futuro, su ciò che volevo veramente.

Nei momenti di tranquillità, quando il flusso di persone si fermava, quando erano tutti a fare il pic-nic in spiaggia, ho lasciato che la mia mente volasse libera sull'onda delle emozioni positive che provavo (forse dettate dal mio amore per il mare, forse dal fatto che dopo anni stavo lavorando di nuovo) e ho ricominciato a leggere libri, una cosa che, causa la mia perenne stanchezza mentale, non facevo più da anni. 

Libri che avevo sul comodino e libri acquistati apposta, libri di viaggi ed esplorazione, libri di scoperte e scienza.


E poi veniva il momento di chiudere le imposte, di spegnere le installazioni video, spazzare i pavimenti dalla sabbia... ed era in quel momento che, nel silenzio in cui restavo immersa, mi mettevo a parlare con me stessa e con la scala che porta alla lanterna, visibile ma inaccessibile (perché sotto la giurisdizione della Marina Militare) attraverso una vetrata.

Parlavo e riflettevo... Passavo senza soluzione di continuità dal pensare a cosa mangiare a cena a quale sorpresa ci avrebbe regalato il telescopio James Webb una volta attivo, da quello che stavano combinando Rua e Gattona in giardino al rientro di Samantha Cristoforetti dalla ISS, da quale giorno scegliere per vedere il nuovo episodio di Star Trek, alla coscienza quantica.


In un certo senso "dialogare" "con il Faro è stato come dialogare con Alberto, una cosa che non sapevo mi mancasse così tanto!

E ho capito molte cose di quella che è questa mia mezza vita senza Alberto.

Ho capito quanto mi era mancata una routine quotidiana, una programmazione settimanale o addirittura mensile, degli orari da rispettare... E anche quanto mi erano mancate l'interazione con le persone, le occasioni di scoprire (o riscoprire) le mie capacità di affrontare gli imprevisti, il lavorare in gruppo e il piacere di guadagnarmi da vivere lavorando.


Dicevo all'inizio che un faro è una luce nella tempesta, ma per me è stata la luce nella bonaccia. Non mi sentivo più in balia delle lunghe onde monotone e degli agenti esterni: stavo ricominciando a navigare! 

Chissà, probabilmente avrei ritrovato un po' me stessa con qualsiasi lavoro, ma fare la "guardiana del faro" per una stagione intera è stato più di un semplice lavoro. È stata un'epifania: un ritorno indietro ai tempi del Nautico, passando per l'amore per stelle ed esplorazione, per arrivare al presente in un "approdo" nuovo della vita.

 Per questo ringrazio il Faro e quel destino che mi ha portato a incontrarlo non come visitatrice, ma come sua custode!



Aggiornamento: le righe sopra sono frutto di mesi di scrittura e riscrittura, durante un inverno di pausa in cui ho capito che adoro lavorare solo nei mesi più caldi e per questo voglio fare la "stagionale" fino alla fine dei miei giorni lavorativi.

E dopo questo lunghissimo monologo posso anche aggiungere che sono di nuovo al Faro, di nuovo "custode e vigilante" e con lo stesso entusiasmo dello scorso anno, anzi, forse con ancora più voglia di condividere la bellezza che anche quest'anno mi circonderà: mare, fiume, pineta, vento, nuvole, sole... al Faro!

Mi trovate lì, ogni giorno (tranne i martedì) da maggio a settembre... e oltre!





* I apologize to my English speaking friends and family, but this post was too close to my Italian roots to be written in English. I could translate it one day... in the meantime, feel free to use Google!